Quando accordi la voce di sirena |
Al suono delle fila e dei cannelli |
Sembri una bella maga che incatena |
Gli amanti con un fil dei suoi capelli. |
Tra quelle fila, ahimè, l'anima mia |
Al par della tua spola, or viene, or va, |
e vi rimane presa all'armonia |
di quel dolce tricche, tracche, tra… |
Vincenzo Padula, noto poeta del 1800, recentemente rivalutato come folclorista, loda timbri e ritmi dell'antico telaio a mano, paragonandolo ad uno strumento musicale. “Tricche, tracche, tra” è la melodia che da sempre si ripercuote nelle mura di casa mia, fungendo come sottofondo alla vita quotidiana. Curiosità ed attrazione mi hanno spinto ad immergermi nell'antico mondo che circonda e fa della tessitura un'arte folta di vicissitudini passate, miti e leggende che, si ripercuotono, nella realizzazione delle diverse trame. Questo sito web si focalizza sul valore assunto dall'arte tessile in un piccolo paese racchiuso nella Sila Greca, dove monti e fiumi sembra abbian voluto fortificare e nascondere il territorio da insidie nemiche: LONGOBUCCO. L'arte del tessere a Longobucco appartiene alla storia di ogni famiglia. Il telaio come principio e base di produzione è il simbolo dell'operosità femminile. Non c'era casa che non ne possedeva almeno uno, infatti c'era chi ne possedeva di più, come ci racconta l'Arnone nella sua Calabria Illustrata: “Non vi ha famiglia del volgo che non abbia il suo telaio, e quelle donne che tessono per ragioni d'industria ne hanno fin quattro e più. Sicché non si può passare per una delle vie e de' vichi, specie de nostri villaggi, senza che gradevolmente non ti urti all'orecchio quel tono sempre uguale..” L'arte tessile come valore che imprime e dà un marchio alla cultura longobucchese: arte nata in un primo momento come necessità di sopravvivenza (lavorazione di vestiti per ripararsi dai lunghi inverni), principale elemento del corredo nuziale (la sposa portava in dote sei coperte/copriletti ed altri tipi di tessuti usati nell'attività domestiche), è divenuta da circa un secolo il “centro propulsore” dell'economia locale, grazie alla produzione di coperte, tappeti, arazzi ed altri tipi di tessuti. “La formulazione di un valore (nel nostro caso di tessitura ) avviene per un processo di qualificazione che porta alla sua valutazione: avviene un confronto in base al quale si opera una scelta di un qualcosa considerato un bene e che per tanto va apprezzato, acquisito o comperato, conservato e trasmesso come un'eredità. Ma qual'è la misura che fa di un fatto o di una manifestazione culturale un valore? “ Per darci una risposta dobbiamo prima citare la definizione di cultura che ci dà Edward B. Tylor: “ la cultura è il complesso unitario che include la conoscenza, la credenza, l'arte, la morale, le leggi e ogni altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo come membro della società”. Ritornando al concetto di valore, quindi di tessitura, cerchiamo di capire in che modo essa è divenuta parte integrante della cultura Longobucchese : “E' la partecipazione alla cultura come complesso unitario: ciò che si inserisce in questo complesso e contribuisce alla sua unità, alla sua integrazione, costituisce un bene: deve essere apprezzato acquisito, conservato, trasmesso”.(Bennardo Bennardi) Questo sito web è stato creato per dare voce alla parte forse più interessante ed originale dell'artigianato calabrese. Una pagina di storia poco conosciuta e sporadicamente valorizzata. Il contenuto di queste pagine fa riferimento alla tesi di laurea “TESSERE A LONGOBUCCO: una storia di vita” sostenuta dal dott. in Scienze Turistiche De Simone Francesco e dal relatore Cavalcanti Ottavio (docente Storia delle Tradizioni Popolari) presso l' UNICAL (Università degli studi della Calabria) il 23/05/2006. Tutti i tessuti illustrati in queste pagine sono stati realizzati da un'unica tessitrice longobucchese, che fa della tessitura la propria ragione di vita e poi una professione: mia madre, Carmela Mazza. |