Come si realizza il motivo o disegno |
L'arte del tessere praticata a Longobucco è unica nel suo genere. I svariati disegni che vengono creati sul tessuto non sono un semplice ricamo ma una parte dello stesso tessuto: oltre il comune intreccio dei fili (trama ed ordito) viene immesso un terzo filo che attraversa i fili d'ordito orizzontalmente. L'ordine con il quale viene disposto tale filo, al fine di creare il disegno/motivo del tessuto, fa riferimento alle “mazzaredde” (insieme di quattro fili). |
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Il disegnoo si realizza attraverso l'utilizzo de i Nziembri , cioè il modello che contiene il motivo/disegno della coperta o arazzo. Questi modelli hanno una specie di trafilatura a quadretti che richiamano l'attenzione della lavoratrice su come dovrà realizzare il lavoro. I Nziembri dunque, hanno una sorta di funzione-guida per la tessitrice. (fig. 44). Alcuni di questi disegni-guida, sono di proprietà ristretta di alcune famiglie, che non vogliono dare a nessuno, in modo che non vengano ritratti e così generalizzati, altri sono posseduti da tutti, benché un tempo erano di proprietà ristretta e poi, molto probabilmente, furono resi di pubblico utilizzo perché prestati o rubati e di cui si fece copia. I primi disegni erano di un genere diverso oramai in disuso, venivano utilizzati nelle coperte di seta antiche che servivano come coperte mortuarie o drappi funebri, quasi tutte dello stesso tipo, con poche variazioni l'une dalle altre. Pare che queste coperte fossero di disegno albanese, avendone riscontrate alcune quasi identiche nei paesi albanesi della Calabria. In questo disegno si ha un intreccio di frasche che lasciano dei quadrati rivolti con la punta in mezzo a ognuno dei quali v'è un ricco vaso etrusco in cui vi sono tre fiori a grappoli, due pendenti dal vaso e uno diritto, dalle frasche pendono anche delle foglie simili a foglie di viti. |
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La prima lavorazione delle coperte, la cosiddetta lavorazione a rilievo o a pizzuluni , si fa con ferri che si mettevano al di sopra della stama del telaio ed i fili venivano presi maglia per maglia e a secondo del modo di come si prendevano le maglie o si lasciavano gli spazi, si formava il disegno e poi il ferro veniva estratto (fig. 1). Questo è il cosiddetto pizzulunu cura (con) scarpinata in quanto si lavora con un'unica tinta di trama (fig. 2). Invece nel pizzulunu curu pannignu la trama viene realizzata con più colori di conseguenza si richiede un maggior lavoro, infatti oggi viene realizzato raramente per l'impegno che richiede (fig. 3). In seguito si lasciò in parte, la lavorazione a Rialzo o Pizzuluni , per passare alla lavorazione Piatta o Trappignu , utilizzando esclusivamente le mani(fig. 4). |
Oggi sono in uso entrambi i tipi di lavorazione, anche se quella a rilievo o a pizzuluni richiede maggior lavoro ed acquisisce quindi, un maggior valore. Vi è un altro genere di lavorazione, detta ari piari (ai piedi): qui i disegni vengono realizzati a secondo di come vengono messi gli stami nel lizzo e quindi si può dire che il disegno si forma antecedentemente alla tessitura, sicché, a seconda che si muove il lizzo in un modo o in un altro, per mezzo dei piedi, si ha un diverso disegno. La tessitrice allora non ha da guardare alcun disegno o modello, ma deve solo tessere continuamente scambiando i piedi e le spole a secondo dei colori che si vogliono usare per il tessuto. Inoltre, dalla resistenza del tessuto desiderato, vi sono due tipi di tessuto: teligna (meno resistente) e scarpinata ( più resistente)”. Vi è un terzo modo per lavorare il tessuto, che ormai è scomparso: Cucchyllà . Gli esemplari di coperte, che testimoniano questo particolar modo di tessere, sono rarissime a causa del particolar metodo di lavorazione nel quale è possibile realizzare soltanto alcuni tipi di figure esclusivamente geometriche (fig.1). Mentre nel Trappignu i fili, dopo avere realizzato la trama, cadono al disotto della tela qui i fili restano al disopra della tela. Il nome stesso spiega il metodo di lavorazione, Cucchyllà : (in dialetto longobucchese na cucchyà ) per indicare una coppia di due fili . Infatti nella mazzaredda troviamo due fili, in quanto si lavora nel metodo del Pizzulunu . Esemplare unico è conservato nella chiesa Matrice di Longobucco, realizzato con il motivo della Pupidda |
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Lavorazione "pizzuluni" |
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