Il telaio |
Il telaio tradizionale longobucchese è composto da quattro assi verticali alti all'incirca 1,50m detti Ante (1) e da otto orizzontali detti Sbarre (2). Essi sono gli elementi portanti del telaio, perché incastrati fra di loro servono a mantenere in piedi la struttura del telaio. Il materiale usato è il legno presente nella nostra zona: betulla, castagno, pino, faggio. Due sono i Subbi o Sugghi, quello posteriore o dell'ordito (6), quello anteriore che riceve il tessuto (7): sono di forma cilindrica, lunghi 1,25m e di diametro 5cm. Al centro di essi vi è una incavatura nella quale sono poste delle Verghe o Ittule (fig. 17), che nel subbio anteriore servono a reggere il tessuto che man mano si avvolge al subbio, mentre in quello posteriore reggono l'ordito. Entrambi i Subbi terminano sull'estremità a destra con due aperture, nelle quali vengono inseriti i Ferma Subbi o Maruacculu (16).
I Reggi Subbio o Palummelle (3) sono due, posti rispettivamente sulle due sbarre laterali del telaio. Hanno la forma di una piccola chitarra all'intero della quale c'è una cavità a forma di cerchio nella quale vi è conficcato il subbio anteriore. Alle loro estremità troviamo dei pesi detti Acurèddhe (fig. 19) che servano a tenere il tessuto (12) in modo teso. Il Sedile o Seralura (4) è una tavola di legno a forma rettangolare che poggia longitudinalmente sulle due sbarre del telaio e funge da sedia”. |
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fig. 17 |
fig. 18 |
fig. 19 |
fig. 54 |
“La Pedala o Perracchia (5) serve ad abbassare ed alzare, con il movimento dei piedi, alternativamente i licci e a fare intrecciare i fili d'ordito e di trama. Essa funge da pedana ed è posta a terra al centro del telaio (fig. 22a), qui troviamo quattro pedali (fig. 22b), che collegati a delle cordicelle (fig. 22c) si collegano ai licci. La Cassa Battente (8) (particolare fig. 21b), ha la funzione di reggere il pettine (fig. 21e) collocato al suo interno. La cassa battente è costituita da due pezzi, in cui quello inferiore ha una incavatura dove si incastra il pettine (fig. 21c), mentre l'altro pezzo è costituito da un'impugnatura a forma di semicerchio convesso (fig. 21d) cioè il punto dove la tessitrice pone le mani per tirare la cassa battente sul tessuto; all'estremità sono collegate le Spalliere della cassa battente o Manuzze (fig. 21a): due stecche in legno, lunghe 1,40m e larghe 4cm. La parte inferiore termina a forma quadrata per favorire l'incastro nella cassa battente, mentre nelle estremità superiori sono visibili tre fori di piccole dimensioni, attraverso i quali passa un cordone in filo, detto Porta Manuzze , che collega le stecche ad un'asta orizzontale per reggere la cassa battente alla struttura del telaio. Il Pettine (fig. 21e) è formato da un gran numero di fitte lamelle (fig. 21f) che possono essere di canna o di ferro che, oltre ad aver il compito di distribuire l'ordito nella voluta larghezza del tessuto, spingono le trame inserite una contro l'altra. Esistono due tipi di Pettine : pìattinu cugnatu nel quale i denti del pettine sono più stretti e la tela sarà più resistente, usata nella lavorazione a Trappignu (piatta); e piattinu spustatu nel quale i denti sono più larghi e permetteranno la formazione di mozzarelle (insieme di più fili) più larghe, per permettere il passaggio della spola, usata nella lavorazione a Pizzuluni , della quale parleremo in seguito,inoltre in questo caso la tela sarà meno resistente e per rimediare a ciò viene utilizzata una trama più resistente: Scarpinata”. |
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fig. 21 |
fig. 22 |
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“L' Ordito (9) è costituito da una serie di fili, che mediante la Piegatura vengono avvolti al subbio posteriore e vengono fatti passare nelle maglie dei licci e nei denti del pettine, quindi si prosegue con l'annodatura al subbio anteriore. I Licci o Lizzi (10) sono formati da maglie attraverso le quali si fanno passare i fili d'ordito che sono avvolti al subbio posteriore. Essi hanno un'importanza primaria, perché servono a dare ai fili un duplice movimento di alzata o abbassata per inserire ogni volta il filo della trama. Nella lavorazione locale i licci sono quattro e sono formati di pesante cotone ritorto. Le Calcole Appendi Licci o Tummarialli (13), (particolare fig. 19) sono sei e sono delle aste di circa 20cm. Fungono da bilancieri ed il loro movimento determina l'abbassamento di un liccio e contemporaneamente l'alzarsi dell'altro. I Ferma Subbio o Tenituru sono due e servono per sorreggere il subbio posteriore (14) ed anteriore (fig. 20). Quello che regge il subbio posteriore è un'asta che s'inserisce sull'apertura del subbio e poggia in un'incavatura posta sulla sbarra laterale destra. L'altro regge il subbio anteriore e termina all'estremità con due fori, attraverso i quali, si fa passare un laccio ben resistente che dopo essere legato all'ante anteriore destro fa da supporto al tessuto che man mano si avvolge al subbio. Dietro al telaio troviamo la Petrangula (fig. 23a): una pietra che funge da peso, per tenere ferme le Cruci (fig. 23b), cioè due canne che hanno la funzione di separare i fili dispari dai pari, al fine di facilitare le ricerche di quelli che si rompono durante la tessitura e di guidarli evitando loro di sovrapporsi. La Navetta è l'oggetto dal quale si sfila il filo della trama. È un piccolo pezzo di legno, scavato nel suo interno (fig. 24a) dove si inserisce la Cannella (fig. 24b) attorno la quale si avvolge il filo; inoltre all'interno di essa viene introdotto un piccolo bastoncino, detto Spizzingulu (fig. 24c), incastrato in due fori presenti all'estremità della navetta. Questa struttura permette il movimento rotatorio della cannella e contemporaneamente lo sfilarsi del filo raccolto in essa; inoltre ad un lato della navetta troviamo un terzo foro, dal quale passa il filo in modo corretto e scorrevole”. La Spola (fig. 25) viene utilizzata unicamente nella lavorazione a Rialzo (Pizzuluni ) e fornisce il filo per la realizzazione del disegno”. |
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fig. 23 |
fig. 24 |
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fig. 25 |